Un feto affetto da ittiosi di Arlecchino (Harlequin ichthyosis, HI), nota dalla diagnosi prenatale, nasceva da taglio cesareo urgente per avvio di travaglio a 34 settimane, con peso alla nascita di 2.400 g. I genitori, cugini primi di origini asiatiche, erano risultati entrambi portatori di mutazione eterozigote del gene ABC-A12, riscontrata a seguito della nascita di un precedente feto affetto da HI, deceduto a pochi giorni di vita. Il paziente si presentava con ampie squame cheratosiche, intervallate da escare ragadiformi, ectropion bilaterale ed eclabion. Le estremità apparivano gravemente iposviluppate e necrotizzanti, così come la piramide nasale e i padiglioni auricolari (Fig. 1 A).
Al termine della stabilizzazione iniziale, il caso veniva discusso collegialmente con i colleghi dermatologi, chirurghi plastici, otorinolaringoiatri, oculisti, palliativista e bioeticista. Alla luce delle condizioni cliniche, si decideva di focalizzare gli interventi nell’ottica di fornire il miglior supporto delle funzioni vitali, ottimizzando la terapia del dolore e limitando il ricorso a procedure invasive.
Il paziente è stato mantenuto in culla ad elevata umidità e gestito con misure di asepsi chirurgica. A livello cutaneo è stata applicata vaselina sterile con bendaggio e impacchi di eosina 2% ai cambi di medicazione (Fig. 1 B).
Il dolore è stato ben controllato con paracetamolo, benzodiazepine e oppioidi orali. Sempre per via orale sono stati somministrati antibiotici e antifungini in occasione di due episodi di setticemia da patogeni colonizzanti.
Allo scopo di favorire il ripristino della barriera cutanea, alla quarta giornata di vita è stata avviata terapia con acitretina orale, 1 mg/kg/die. Nelle successive settimane, si assisteva a un processo di cheratinizzazione cutanea con graduale caduta delle placche cheratosiche, miglioramento della dinamica respiratoria e dell’omeostasi idro-elettrolitica (Fig. 1 C). Non è stato possibile tuttavia evitare l’auto-amputazione delle dita di mani e piedi.
Dimesso dalla struttura a 4 mesi di vita, è deceduto per ab-ingestis all’età di 5 mesi.
La HI è una malattia rara (1/300.000 nascite) autosomica recessiva causata dalla mutazione del gene ABC-A12, che codifica per un trasportatore coinvolto nel veicolare i lipidi dai granuli lamellari alla superficie apicale dei cheratinociti dello strato granuloso. È caratterizzata dalla presenza alla nascita di un'ampia e spessa placca su tutto il corpo, associata a grave ectropion, eclabion e orecchie appiattite, che in seguito evolve in un grave eritroderma desquamativo. La diagnosi si basa sull’esame clinico e in fase prenatale è comunemente utilizzata l’ultrasonografia.
Considerando che non sono attualmente disponibili trattamenti eziologici per la HI, le cure mirano a ridurre la secchezza cutanea e la desquamazione sfruttando sia farmaci sia misure per la cura della pelle. Dal punto di vista farmacologico possono essere utilizzati 2 tipi di terapie:
L’approccio multidisciplinare da parte dei clinici ha determinato la prescrizione di acitretina per os alla posologia di 1 mg/kg/dì, corrispondente a 2,4 mg. Questo ha rappresentato un nodo clinico importante in quanto in commercio sono disponibili solo capsule rigide da 10 e 25 mg; inoltre le capsule non possono essere manipolate a causa del rischio teratogeno del principio attivo. Si è reso quindi necessario l’allestimento di una preparazione galenica magistrale da parte del Laboratorio di Galenica Clinica non Sterile.
In considerazione del rischio teratogeno e della fotosensibilità, il farmaco è stato manipolato all’oscurità impiegando una cappa a flusso laminare. A partire da 2 capsule da 10 mg di acitretina e impiegando 10 mL di un agente sospendente è stata allestita una sospensione 2 mg/mL. L’allestimento prevede l’utilizzo di un sistema chiuso costituito da 2 siringhe Luer Lock collegate da un connettore. In una si svuota il contenuto delle capsule e nell’altra si versa l’agente sospendente fino al volume richiesto, quindi si miscela fino ad omogeneità (Fig. 2).
La sospensione è stata confezionata in siringhe Luer Lock pre-riempite con la singola dose giornaliera, chiuse con tappino combi stopper e inserite in sacchetto fotoprotettore. In considerazione dei limitati dati di stabilità, il periodo di validità conferito è di 5 giorni con conservazione da 2-8°C (1-3).
La sospensione è stata somministrata tramite sondino, limitando così le procedure parenterali invasive e di conseguenza le infezioni cutanee annesse.
L’allestimento di una sospensione galenica ha permesso di ottenere una terapia personalizzata per dose e modalità di somministrazione e di evitare l’esposizione del personale sanitario a un agente teratogeno.
Inoltre, la gestione esclusivamente per via orale della terapia ha permesso di evitare l’insorgenza di infezioni cutanee.