*Comitato Scientifico del Progetto chAnge | |
Coordinatori scientifici: • Mohamad Maghnie, Genova • Giuseppe Zampino, Roma |
Faculty: • Anna Elsa Maria Allegri, Genova • Maria Francesca Bedeschi, Milano • Michaela Veronika Gonfiantini, Roma • Sara Intini, Milano • Roberta Onesimo, Roma • Angelo Selicorni, Como • Marco Sessa, Milano • Stefano Stagi, Firenze |
L'acondroplasia (ACH) è caratterizzata principalmente da bassa statura sproporzionata con brevità rizomelica degli arti e macrocefalia con fronte ampia, radice nasale ampia e depressa, ipoplasia malare e brachidattilia con mano a tridente.
L’ACH è causata da una mutazione nel gene FGFR3 che codifica per FGFR3 proteina con effetto negativo nella crescita e differenziazione dei condrociti durante i processi di ossificazione encondrale. La mutazione FGFR3 è gain of function e nel 95% dei casi è presente come mutazione G380R.
Le principali problematiche mediche associate sono problematiche neurologiche (stenosi del forame magno, stenosi spinale), problematiche otorinolaringoiatriche (otiti medie, ricorrenti, ipoacusia, OSAS), problematiche odontoiatriche, obesità e problematiche psicosociali.
L’accrescimento disarmonico incide, inoltre, sullo sviluppo motorio e sulla funzionalità neuromotoria determinando complicanze come cifosi, scoliosi, varismo tibiale e ritardo dello sviluppo motorio. La diagnosi può essere sospettata già in epoca prenatale, quando, dopo la 24a settimana di gestazione, si evidenzia una deflessione della crescita del femore. Tuttavia, la diagnosi viene solitamente confermata dopo la nascita.
Fino a pochi anni fa il trattamento principale per l’acondroplasia era di tipo chirurgico, in particolare l’allungamento degli arti, con l’obiettivo di migliorare la crescita e le proporzioni corporee. Negli ultimi anni, sono emerse nuove opzioni terapeutiche che offrono speranze significative per i pazienti e le loro famiglie.
Il farmaco vosoritide, un peptide natriuretico di tipo C modificato (CNP), rappresenta un avanzamento significativo nel trattamento dell’acondroplasia. Studi clinici hanno mostrato che questo farmaco può migliorare la velocità di crescita e la proporzione corporea nei bambini affetti da ACH, con un impatto positivo sul loro sviluppo fisico. Vosoritide è stato approvato per l'uso nei bambini a partire dai 4 mesi di vita e sta aprendo nuove prospettive terapeutiche, migliorando significativamente la qualità della vita dei pazienti e delle loro famiglie.
Il Progetto chAnge è un'iniziativa nata per approfondire la comprensione dell'acondroplasia, attraverso un'analisi che coinvolge più attori, tra cui esperti, pazienti e caregiver. Questo progetto, supportato in modo non condizionato da Biomarin, ha l’obiettivo di raccogliere informazioni sulla condizione e sul suo impatto quotidiano, per contribuire a una visione più completa delle sfide che affrontano le persone con ACH. Il progetto mira a favorire il dialogo e la collaborazione tra i diversi soggetti coinvolti, migliorando così la gestione della condizione e potenziando le strategie terapeutiche.
L'obiettivo principale del progetto è stato quello di valutare l'approccio evolutivo alla comprensione dell'ACH e del suo impatto sul benessere fisico, psicosociale e psicoemotivo con considerazioni sulla crescita, il trattamento chirurgico e la terapia farmacologica come elementi chiave nella gestione della condizione. Il progetto ha coinvolto vari gruppi chiave tra cui esperti, pazienti e caregiver. Attraverso il Comitato Consultivo, clinici e specialisti dell'Associazione per l'Informazione e lo Studio dell'Acondroplasia Onlus (AISAC) hanno discusso nuove strategie di comunicazione e gestione dell'acondroplasia, soprattutto in relazione alle nuove terapie. Sette pazienti con età compresa tra 5 e 12 anni sono stati intervistati da una psicologa collaboratrice dell'AISAC e hanno poi condiviso le loro aspettative e percezioni riguardo le nuove opportunità terapeutiche. I caregiver hanno fornito informazioni preziose sull'impatto delle nuove terapie, evidenziando miglioramenti nel benessere fisico, psicoemotivo e sociale dei pazienti (Fig. 1).
Il Comitato Consultivo sottolinea come i benefici non si limitino solo agli aspetti fisici, come la crescita staturale, ma si estendano anche all'autorealizzazione, alla possibilità di inseguire le proprie passioni e di vivere esperienze che arricchiscano la vita. L'autonomia e la funzionalità, che possono essere migliorate tramite interventi medici, sono essenziali per garantire una qualità della vita che favorisce un positivo sviluppo psicosociale ed emotivo. In questo contesto, sembra che si stia parlando di un approccio globale al miglioramento del benessere, che integra aspetti fisici, emotivi e psicologici.
Le nuove terapie stanno davvero cambiando il panorama dell'ACH, aprendo nuovi orizzonti e opportunità sia per i pazienti che per le famiglie. Queste terapie non solo offrono nuove strade per migliorare la qualità della vita dei pazienti, ma supportano anche un approccio più positivo e proattivo nella gestione della condizione. La comunicazione ai familiari diventa così un elemento cruciale, poiché permette loro di vedere le possibilità di crescita armonica, indipendenza e di successo anche in presenza della diagnosi di ACH.
Le interviste agli adolescenti con ACH suggeriscono che, purtroppo, la condizione presenta sfide significative, ma che queste possono anche rappresentare delle opportunità di sviluppo personale. La resilienza, la perseveranza e la capacità di superare le difficoltà sono qualità che emergono frequentemente, soprattutto quando i ragazzi sono supportati a nutrire le loro passioni e a mantenere un atteggiamento positivo. L'autostima e la fiducia in sé stessi diventano strumenti cruciali per affrontare la vita con ACH.
I caregiver, dal canto loro, evidenziano un cambiamento significativo nelle condizioni fisiche, psicologiche e sociali dei pazienti grazie alle nuove terapie. Questi miglioramenti si riflettono non solo nel miglioramento della qualità della vita, ma anche nell'autonomia acquisita e nelle relazioni sociali più gratificanti, indicando una visione più ottimistica e una gestione più efficace della condizione.
In sintesi, le nuove terapie non solo trattano la malattia, ma contribuiscono a creare una prospettiva più integrata e positiva per i pazienti e le loro famiglie. La chiave sembra essere un approccio multidimensionale che include sia il miglioramento della funzionalità fisica che l'empowerment psicologico e sociale.
In conclusione, il Progetto chAnge ha evidenziato un trend di miglioramento nella qualità della vita delle persone con ACH grazie alle nuove prospettive terapeutiche e alle strategie di comunicazione, e rappresenta un primo passo verso una comprensione più approfondita dell'acondroplasia e di come la sua narrativa stia cambiando nel tempo, attraverso un'analisi che coinvolge tutti gli attori coinvolti.