La sindrome emolitico uremica atipica (SEUa) è una malattia sistemica rara che si manifesta con anemia emolitica, trombocitopenia e insufficienza renale acuta. La patologia, provocando l'attivazione cronica e incontrollata del sistema del complemento, determina microangiopatia trombotica (MT) con il conseguente danno d’organo e un elevato grado di morbilità e mortalità se non riconosciuta e trattata correttamente (1-2).
Il primo farmaco con indicazione specifica per il trattamento della SEUa è stato eculizimab, un anticorpo monoclonale IgG2/4k ricombinante umanizzato che si lega alla proteina C5 del complemento, inibendo il suo clivaggio in C5a e C5b e prevenendo la formazione del complesso C5b-9 della porzione terminale della cascata del complemento (3).
Prima dell’entrata in commercio di eculizumab, le principali opzioni terapeutiche erano rappresentate da plasmaferesi e infusione di plasma fresco, trattamenti caratterizzati da benefici incerti e da frequenti complicanze (4).
Ravulizumab è indicato nel trattamento della SEUa in pazienti naive agli inibitori del complemento o già trattati con eculizumab, oltre che per l’emoglobinuria parossistica notturna (EPN). È inoltre autorizzato, ma non rimborsato in Italia, nel trattamento della miastenia gravis generalizzata (MGg) e del disturbo dello spettro della neuromielite ottica (NMOSD). Si tratta di un anticorpo monoclonale IgG2/4k che condivide lo stesso meccanismo d’azione descritto sopra per eculizumab ma presenta alcune modifiche strutturali che ne modificano le proprietà farmacocinetiche (5-6).
Dopo la somministrazione, esso si lega al C5 nel sangue ed entra nella cellula per endocitosi. Al pH dell’endosoma, si dissocia dal C5 in misura maggiore e si lega in modo più efficiente al recettore FcRn rispetto ad eculizumab. Ciò permette a ravulizumab di essere trasportato nuovamente nel sangue, invece di essere degradato nel lisosoma insieme al C5. Attraverso le sue modifiche, ravulizumab è in grado quindi di fornire una durata d’azione di 8 settimane, rispetto a una somministrazione ogni due settimane con eculizumab (Fig. 1) (7).
Nel trattamento dei pazienti adulti affetti da SEUa, lo schema posologico prevede una dose di carico seguita dopo due settimane da dosi di mantenimento ogni 8 settimane, somministrate tramite infusione endovenosa in base al peso corporeo. L’uso di ravulizumab per risolvere le manifestazioni di MT nella SEUa deve avere una durata minima di 6 mesi, oltre i quali la prosecuzione deve essere valutata per ogni paziente (5).
Ravulizumab è stato approvato per il trattamento della SEUa sulla base di uno studio a braccio singolo dove ha mostrato il 53,6% di risposta completa nella MT e il miglioramento di parametri renali ed ematologici. Ulteriori evidenze hanno mostrato una sostanziale equivalenza di efficacia e sicurezza rispetto a eculizumab. A causa del suo meccanismo d’azione, ravulizumab aumenta la suscettibilità alle infezioni, in particolare a N. meningitidis e ad altri batteri della specie Neisseria e batteri capsulati. Prima di iniziare la terapia con ravulizumab i pazienti devono quindi essere vaccinati contro l’infezione meningococcica, oltre a seguire una profilassi antibiotica qualora non sia possibile attendere due settimane prima di iniziare il trattamento, ed essere istruiti a riconoscere i sintomi rivolgendosi tempestivamente al medico (5-6-8).
Ravulizumab ha ottenuto l’AIC nel 2021 ed è classificato come H-OSP (esclusivo uso ospedaliero). Per l’indicazione SEUa ha ottenuto la rimborsabilità ad aprile 2023 ed è prescrivibile dai centri autorizzati tramite registro di monitoraggio. Il farmaco è disponibile in fiale da 1100 mg/11ml o 300 mg/3 ml; il prezzo ex-factory negoziato è rispettivamente di € 16.606,00 e € 4.528,91 oltre a sconto confidenziale alle strutture SSN. A parità di efficacia e sicurezza, un’analisi farmaco-economica ha mostrato un risparmio di circa il 30% nella SEUa rispetto ad eculizumab originator. Eculizumab biosimilare non è ancora rimborsato per l’indicazione SEUa, i dati di confronto economico potrebbero quindi variare dopo la scadenza brevettuale sull’indicazione (8-9).
Un’analisi sulla qualità della vita ha mostrato come i pazienti affetti da SEUa mostrino preferenza per ravulizumab rispetto a eculizumab, principalmente in virtù della frequenza di somministrazioni (9-10).
In conclusione, il trattamento con ravulizumab potrebbe rappresentare un’ottimizzazione della terapia rispetto alle possibilità precedenti per pazienti affetti da SEUa e da altre gravi patologie rare.