11/11/2021
Sindrome di Crigler-Najjar, curate con la terapia genica le prime tre pazienti al mondo
Presentati al Congresso della European Society of Gene & Cell Therapy (ESGCT) i risultati preliminari, riferiti alle prime tre pazienti trattate con successo, di una terapia genica per la cura della sindrome di Crigler-Najjar (CNS).
La sperimentazione, eseguita per la prima volta all’ASST Ospedale Papa Giovanni XXII di Bergamo, si è rivelata sicura ed è stato individuato il livello di dosaggio che ne garantisce l’efficacia. A soli dieci giorni dall’inizio della terapia, le pazienti hanno mostrato una decisa riduzione del livello di bilirubina nel sangue. Entro un mese il livello di bilirubina si assesta ad un livello pressoché normale, non più tossico e quindi non più pericoloso per il cervello.
È una ragazza di 29 anni la prima paziente al mondo con CNS trattata in modo efficace con la terapia genica. Il 18 novembre 2020 i medici della Pediatria del Papa Giovanni XXIII di Bergamo le hanno iniettato un virus innocuo, svuotato del suo corredo genetico e sostituito con il gene da correggere. Il virus adeno-associato entra nelle cellule epatiche, raggiunge il nucleo e libera il piccolo frammento genetico che va a posizionarsi accanto al DNA della paziente, senza modificarlo. Da questo momento il ‘gene terapeutico’ inizia a produrre la proteina che i cromosomi originari non erano in grado di sintetizzare, a causa della mutazione che determina la malattia. Nei primi mesi del 2021, sempre all’Ospedale di Bergamo, sono state trattate con successo altre due ragazze, di 22 anni e di 30 anni.
CNS: una patologia ultra-rara
La sindrome di Crigler-Najjar è una malattia estremamente rara e l'incidenza annuale alla nascita è 1/1.000.000. Secondo le stime, colpisce in Italia 50-60 persone. Per un difetto genetico, il fegato è incapace di trasformare la bilirubina in una forma idrosolubile e quindi eliminabile dal corpo. La conseguenza è che la bilirubina si accumula nel sangue e nei tessuti e, se non si adottano misure specifiche per ridurne i livelli, si deposita nel sistema nervoso centrale causando danni cerebrali irreversibili. L’unica procedura attualmente in grado di correggere definitivamente il difetto risulta il trapianto di fegato. Per chi è colpito dalla CNS, il solo trattamento per tenere sotto controllo i livelli di bilirubina è la fototerapia fino a 10-12 ore al giorno. Una pratica che impatta pesantemente sulla qualità della vita delle persone colpite da questa malattia.
“Tutte e tre le pazienti trattate hanno sospeso la fototerapia e hanno smesso di dormire sotto le lampade blu. Dopo quattro mesi di osservazione, abbiamo constatato che la terapia ha permesso di raggiungere l’obiettivo principale che ci eravamo preposti - ha spiegato Lorenzo D’Antiga, Direttore della Pediatria dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo e principal investigator della sperimentazione -. È stata una vera emozione vedere i segni così evidenti dell’effetto della terapia sulle tre pazienti. Il colore della loro pelle ha perso il caratteristico colore giallastro, tipico della malattia. Ma il dato più importante, al di là dell’aspetto estetico e della possibilità di sospendere la fototerapia intrapresa fin dalla nascita, è che per queste pazienti si prospetta ora una riduzione dei rischi causati da questa proteina tossica per il sistema nervoso centrale. Dimostrata la sicurezza della terapia e individuata la dose che ne garantisce l’efficacia, ora la sperimentazione prosegue con l’obiettivo di definire la durata nel tempo di questi effetti positivi”.
Il gruppo di lavoro del Papa Giovanni XXIII di Bergamo continuerà la sperimentazione della terapia genica su altri pazienti, per completare il progetto che prevede in totale il trattamento di 17 pazienti.
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